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La morte del proprio cane è un’esperienza profonda, un vero e proprio lutto, qualcosa che ci porta a riflettere anche sulla nostra vita.

 

Sono profondamente convinta che loro arrivano a noi, per accompagnarci nel nostro cammino, sono per noi dei veri e propri aiutanti, ci dedicano la loro vita fino al momento in cui sono chiamati a tornare nella loro casa.

 

La morte è un evento sacro e naturale che fa parte della vita stessa, è un’esperienza molto profonda e personale un’esperienza che va rispettata ed onorata, l’ultima che viviamo con loro, è l’ultimo dono che ci stanno facendo, sì proprio dono, perché è il loro ultimo insegnamento per noi.

 

Ho voglia di parlare oggi di questo argomento perché pochi giorni fa ho vissuto il mio lutto personale con Pink, la mia cagnolona di 13 anni.

 

13 anni di amore, fedeltà, fiducia e rispetto reciproco, il suo sguardo rimarrà sempre nel mio cuore, sguardo pieno di quell’amore incondizionato che solo loro sanno donare, era molto posata e seria, il mio guardiano e protettore.

 

È sempre stata bene, mai un malanno, poi un giorno passando da casa all’ambulatorio l’ho guardata e mi sono accorta che non stava bene.  Non so come spiegare, una sensazione una percezione diversa nella sua energia, la sera stessa ha rifiutato il cibo.

 

In due settimane Pink e andata via facendomi il suo ultimo grande dono: si è addormentata serena senza che io dovessi intervenire.

 

Gli ultimi giorni della sua vita sono stati un susseguirsi di emozioni, paura, tristezza. Come qualsiasi altro proprietario in certi momenti non sapevo bene cosa avrei dovuto fare, costringerla a mangiare, cercare a tutti i costi di farla guarire con terapie, continuare a fare ricerche per trovare il modo di guarirla, in realtà gli esami fatti erano più che sufficienti per sapere che Pink sarebbe andata via presto.

 

Il mio istinto mi ha portata ad ascoltarla a farle mangiare ciò che lei più desiderava ed accettare che quello che poteva mangiare non era certo la sua razione completa, ormai avevo deciso di rispettare questi suoi ultimi giorni dandole solo tanto amore e serenità e standole vicino più tempo possibile senza mai soffocarla. La sera prima che morisse ha dormito con me sul mio letto, le piaceva dormire sul letto, ma normalmente non le era concesso, era la mia protettrice e se glielo avessi concesso regolarmente, non avrebbe più fatto avvicinare nessuno…

 

Il mattino dopo è rimasta a dormire fino a tardi, poi è scesa da sola dal letto ed è voluta andare fuori e così ha passato la sua giornata con serenità.  Non ha voluto mangiare ma solamente bere, quando uscivo in giardino, la chiamavo e veniva subito. Quando la sera l’ho chiamata per entrare in casa e venire a dormire con me mi guardava senza alzarsi, non perché non ne avesse la forza, voleva rimanere fuori, a quel punto ho capito: loro sanno quando è il momento di lasciare il corpo e si preparano per questo evento, così ho voluto rispettare la sua volontà. Cosi durante la notte si è addormentata con serenità. Facendomi il suo ultimo grande dono.

 

Perché ho voluto raccontarvi tutto questo?

 

Perché so che il momento della loro morte è per tutti noi un momento triste che coinvolge tutta la famiglia, perché loro ne sono parte integrante e meritano di essere accompagnati fino al loro ultimo respiro con amore e rispetto ed in qualunque modo questo avverrà sarà l’ultimo reciproco dono.

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